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SERGIO GRIFONI E L'ORIENTEERING. UN AMORE SCONFINATO
Il testo dedicato a Sergio Grifoni è andato in stampa, in alcuni numeri, con la parte finale tronca. Per questa ragione lo riproponiamo integralmente per chi non lo avesse potuto leggere nella sua interezza.
a cura di Pietro Illarietti
Sergio Grifoni è stato Presidente Fiso dal 2008 al 2012. Il 17 febbraio ci ha lasciato. Improvvisamente e con un senso di sgomento che ha pervaso gli orientisti. Fino a pochi giorni prima molti erano ancora in contatto con lui. Poi, come succede nella vita, basta un attimo e tutto cambia. A quel punto non resta che lasciare spazio ai pensieri. Ognuno di noi, porta dentro di sé un ricordo personale, un'idea di quello che una persona è stata. Non servono molti elementi per formare un'opinione. Grifoni era un tipo tosto, un idealista, e quando ci si imbatte in un idealista possono svilupparsi grandi affinità o, al contrario, sorgere contrasti importanti.
Sergio era così, un puro, che non scendeva a compromessi per difendere con forza le proprie idee. Negli ultimi anni si era ritirato in Toscana, a Penna, nell'aretino. Amava coltivare la terra. Grande conoscitore di botanica, coltivava la vite e produceva olio buono.
Nel suo cuore non si è mai spenta la passione per lo sport dell'Orienteering, una disciplina che lo aveva travolto durante il suo soggiorno ad Halden, in Norvegia, dove aveva speso più di un anno per motivi di lavoro, in compagnia di un altro orientista della prima ora: Valerio Tosi. In Norvegia si lavorava molto sulla ricerca nel campo dell'energia nucleare. Gli scandinavi non vedevano l'ora di terminare il lavoro, soprattutto nella stagione estiva con le giornate particolarmente lunghe, per andare nei boschi a praticare l'Orientamento.
La vite e gli ulivi oggi continuano con il loro ciclo produttivo in attesa della raccolta. “Non posso pensare che si rovinino per incuria – racconta Maria Silvia Viti, per 28 anni al fianco di Sergio – e continuiamo a lavorarle anche in suo ricordo”.
Parlare dell'ex presidente FISO, vuol dire anche aprire uno scrigno di ricordi importante, come quando è stata aperta una vecchia casa di famiglie e da ogni dove sono saltate fuori primitive mappe da orientamento.
“All'apparenza aveva un bruttissimo carattere” aggiunge Maria Silvia. In effetti era così, perchè Grifoni era uno che andava dritto, essendo un vero appassionato, ragionava con la logica del cuore e non della convenienza. Non per nulla fu uno dei padri fondatori di questo sport. “Un'importazione per una pratica ludica fra amici. Cartine approssimative e gare con 10 partecipanti all'interno del Circolo Enea Casaccia, nel Lazio, dove venne fondata la Sezione Orientamento”.
Una contesa, quella del primato dell'Orienteering in Italia che viene presto dissipata.
“All'Enea si praticava una forma differente, tra colleghi, e ci è voluto del tempo prima che si strutturassero per uscire da quel contesto. I nomi erano quello di Chiaretta Ramorino, Valerio Tosi e alcuni altri. Si scherzava sul fatto che non si trovassero i punti. In Trentino invece era già arrivato Vladimir Pacl, che aveva un'impostazione più agonistica”.
Nella vita gli incontri importanti a volte sono lenti a maturare per diventare qualcos'altro. Così come l'incontro tra Sergio e Maria Silvia avviene ad un evento di Orienteering. “Accompagnavo di ragazzi a gareggiare. Poi ho capito che era più divertente praticare lo sport che accompagnare e basta”.
Nel frattempo l'ex presidente si era trasferito a Genova, lavora attivamente alle Colombiadi del 1992 e alla promozione in Liguria dello sport con mappa e bussola con l'ASD Arco di Carta.
“Una disciplina che aveva nel cuore e cercava di trasmetterla agli altri. Stando a Genova aveva dato la disponibilità di organizzare la fase nazionale dei Giochi della Gioventù. Ci vedemmo lì per la prima volta, ma io dovevo avere 100 occhi sui ragazzini”.
La maturazione delle uve, delle olive e delle relazioni necessita del suo tempo. “Dopo qualche anno ci siamo nuovamente incontrati nel convegno a Gubbio sull'Orienteering nella scuola. Lui credeva molto nell'attività scolastica. Il suo mantra era questo: se non si coinvolgono i ragazzi a scuola non si possono creare nuovi atleti. Ha cercato di creare l'aggancio tra Istituzione e società sportiva, in modo da avere allenamenti stabili, dare delle regole, quella cadenza negli allenamenti che chiedevano i genitori. Siamo un popolo naif, noi orientisti, senza regole ferree. Forse in Trentino sono più strutturati”.
L'espansione dell'Orienteering in Italia si è scontrata con alcuni scogli. “ I Centri avviamento allo sport del CONI, i CAS, non hanno funzionato come si credeva. Poi abbiamo perso i Gruppi Sportivi militari e pure la scuola aveva meno mordente. Gli piaceva il progetto svizzero denominato School, con una società per ogni scuola. Ma noi non avevamo strutture e mezzi per superare il guado”.
Oggi, per chi le sa cogliere, sono ancora visibili le orme lasciate dall'ex presidente FISO, soprattutto a livello internazionale. “Credeva molto nel progetto COMOF e ai Giochi del Mediterraneo.
Anche nella scuola qualcosa la vedo. Mi sono emozionata, ricevendo una lettera dal provveditorato agli studi di Arezzo. Oltre alle condoglianze, mi invitavano alla fase provinciale dei Giochi Studenteschi che è diventata il Memorial Sergio Grifoni. Vedere i ragazzi in gara al Parco del Pianto, in una mappa curata da lui, è stato bellissimo. Aveva seguito le edizioni passate dei Giochi e per me quel gesto ha avuto un grande significato”.
Con questo articolo non volevamo riassumere la vita di Grifoni, ma ricordarne l'essenza. Quella ruvida gentilezza di un uomo capace di gesti fuori dal tempo, come quello di scrivere una lettera d'amore sul retro di una mappa, oppure di lottare per dare pari dignità alle 4 discipline in un'epoca in cui la Corsa la faceva da padrone e attuando una (allora) impopolare redistribuzione delle risorse.