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10/08/2022

PEFC: LE FORESTE ITALIANE, UN RUOLO IMPORTANTE TRA AMBIENTE ED ECONOMIA

È noto che le foreste giocano un ruolo fondamentale per l’ambiente, la popolazione e l’economia, a livello globale ma anche a livello locale. Oltre a ridurre gli effetti del cambiamento climatico e di altri fenomeni naturali come frane e smottamenti, rappresentano alcune delle aree biologiche più ricche della terra. Inoltre forniscono materie prime rinnovabili per molti dei nostri prodotti e cibo e mezzi di sussistenza per milioni di persone.         
A livello globale, secondo la FAO, la superficie forestale complessiva è pari a 4,06 miliardi di ettari, vale a dire circa il 31% delle terre emerse. Federazione russa e Europa ospitano il 25% del patrimonio forestale mondiale. Subito dopo, l’America meridionale (21%), l’America settentrionale e centrale (19%), l’Africa (16%), l’Asia (15%) e quindi l’Oceania (5%).      
Sempre secondo la FAO, la superficie occupata da foreste a livello mondiale ha continuato a diminuire: dal 1990, infatti, sono spariti 178 milioni di ettari di foresta. Si segnala però che il tasso di perdita netta è notevolmente diminuito nel periodo 1990-2020 grazie a una riduzione della deforestazione in alcuni Paesi, associata a incrementi della superficie forestale in altri (tra i quali l’Italia e l’Europa, unico continente). 
In questo contesto, appare rilevante l’impegno assunto il 2 novembre 2021 dai leader mondiali riuniti a Glasgow per la “COP 26”. In questa occasione, gli Stati firmatari che rappresentano circa l’85% delle foreste mondiali, si sono impegnati ad arrestare e ad invertire la deforestazione e il degrado del suolo entro il 2030.          
In Italia e in Europa la superficie forestale aumenta, ma emerge un problema di abbandono colturale di foreste e aree montane, con possibili effetti negativi per l’ambiente e per l’uomo. Pensiamo a frane, alluvioni o alla diffusione degli incendi forestali, fenomeni spesso legati all’incuria e  al mancato presidio del territorio.

Secondo i dati dell’Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi forestali di Carbonio (INFC 2015, pubblicato nel 2021) la superficie boschiva nazionale è aumentata in 10 anni di circa 587.000 ettari per un totale di 11.054.458 ettari pari al 36,7% del territorio nazionale italiano. La biomassa forestale è aumenta del 18,4%. Questi dati confermano la tendenza alla crescita dei boschi italiani che è in atto ormai da oltre 60 anni con i nuovi boschi che si espandono nelle superfici lasciate libere dall'agricoltura. Anche la consistenza dei boschi continua a crescere per effetto della gestione prudenziale ma anche del crescente abbandono colturale. L’Inventario evidenzia che il surriscaldamento globale mette le foreste sotto pressione, come dimostra l'aumento dei danni da siccità, da gelate tardive, oltre ai disturbi eccezionali da incendi e da vento registrati dalle foreste italiane (il 4,3% della copertura forestale ha danni superiori al 30%). INFC elenca in ordine di importanza le principali cause di danno: parassiti e malattie causate da insetti, funghi, batteri, micoplasmi e virus (33,8% delle cause), eventi climatici estremi quali tempeste di vento, alluvioni, nevicate molto abbondanti (26,5%) e incendi del soprassuolo e del sottobosco (rispettivamente 20,7% e 1,9%).      
I boschi italiani sono suddivisi in 2 grandi categorie: le fustaie, le cui piante (conifere e latifoglie) sono nate da seme e raggiungono età (ben oltre i 100 anni in montagna, dove si colloca la maggior parte dei boschi) e dimensioni ragguardevoli (oltre 30 m di altezza e fusti con diametri di 50, 70 cm e oltre); e i cedui, costituiti da latifoglie, in cui le piante nascono dalle ceppaie, grazie alla capacità di rigettare dopo il taglio: le gemme latenti presenti nelle ceppaie si sviluppano ricostituendo rapidamente un nuovo soprassuolo. I cedui sono costituiti da piante di minori dimensioni in quanto, per mantenere la capacità di rigetto della ceppaia, il bosco deve essere mantenuto giovane  con tagli generalmente ripetuti ogni 20-40 anni. 

Ceduo e fustaia occupano all’incirca la stessa percentuale della superficie dei boschi italiani, rispettivamente il 42,3% e il 41,9% del totale mentre la restante % è rappresentata da tipi colturali speciali o non definiti.         
Un bosco curato e gestito in maniera sostenibile può, infatti, diventare anche “palestra” ideale per i praticanti dell’Orienteering, che possono sperimentare davvero da vicino i tanti servizi offerti da un bosco in salute e ben gestito. 
Anche per questo motivo la FISO e PEFC Italia (ente normatore della gestione sostenibile delle foreste) hanno sottoscritto nel 2013 uno specifico protocollo di intesa, al fine di promuovere una alleanza tra lo sport dell’orientamento, che si pratica soprattutto nelle foreste, e le foreste certificate, con l’obiettivo di farle conoscere agli sportivi e agli accompagnatori. Oggi la superficie gestita secondo i rigorosi criteri sostenibili di PEFC in Italia è di quasi 900.000 di ettari (oltre un milione di campi da calcio!), grazie all’impegno e alla passione di migliaia di proprietari e gestori forestali. 

P.I.

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