Normative Covid
05/04/2017

DOPING NEL RAPPORTO WADA ORIENTEERING A 'ZERU TITULI'

DOPING NEL RAPPORTO WADA ORIENTEERING A

ROMA: C’è una classifica per nazioni: la favoritissima Russia (176 casi registrati) vince la sfida con le sorprendenti Italia (2ª a quota 129) e India (3ª a 117) relegando al quarto e quinto posto (staccatissime) Francia (84) e Belgio (67). A seguire Sudafrica, Turchia, Corea. Stati Uniti e Iran.
E ce n’è una per discipline sportive dove il bodybuilding (270 casi) strapazza l’atletica leggera (2ª) che termina poco davanti al sollevamento pesi, al ciclismo e al powerlifting, alias il sollevamento pesi non olimpico. Seguono calcio, rugby, boxe, lotta e basket. Sono queste le poco onorevoli classifiche internazionali del doping che emergono dal rapporto dell’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada) elaborando i dati del 2015 sia per le positività analitiche che per le squalifiche per effetto di inchieste giudiziarie.

 

Il secondo posto dell’Italia nella classifica (della vergogna) per nazioni, tra Russia e Cina, può stupire. Ma c’è il trucco. Bisogna ricordare che Nado Italia (l’organismo nazionale di controllo in ambito sportivo) e il Ministero della Salute effettuano controlli massicci sugli amatori e i master, cosa che non avviene nella maggior parte dei paesi del mondo. A spingerci in alto tra le nazioni dopate sono i ciclisti ultra quarantenni da corse domenicali (23 pizzicati nella stagione, un decimo della quota mondiale) e i bodybuilders, che in molti casi vengono controllati e sanzionati su indicazioni dei Nas dei Carabinieri nell’ambito di inchieste giudiziarie. E puntualmente incastrati.

 

 

Una provetta su 100 positiva

I laboratori olimpici accreditati hanno analizzato in dodici mesi 229.412 ampolle di urina e sangue, trovandone «non negative» 2.522, ovvero una su cento. Ma solo 1.649 hanno portato all’apertura di un provvedimento disciplinare perché in 900 casi gli atleti avevano valide (almeno sulla carta) giustificazioni terapeutiche per assumere un determinato farmaco o hanno potuto dimostrare che la positività era causata da contaminazione alimentare, come avviene sempre più spesso a causa della presenza di anabolizzanti nella carne in molti paesi dell’estremo oriente o dell’America Latina.

 

Un bodybuilder su sei è dopato

Com’era prevedibile, nella graduatoria per discipline stravince il bodybuilding che ha fatto registrare 270 casi di positività e vanta anche la percentuale in assoluto più elevata di dopati rispetto ai (non molti) controlli effettuati: un Mister Muscolo su sei assume sostanze proibite, quasi sempre steroidi e sempre in assortita combinazione tra loro fino ad arrivare (è un record italiano, purtroppo) a 21 principi attivi. Ma i bodybuilders più dopati del mondo sono coreani, belgi ed egiziani. L’Italia non se la cava male: i nostri 9 positivi emergono dall’unico controllo effettuato nell’anno.

 

Atletica, lo sport più controllato

Sport più controllato in assoluto (30.306 test nell’anno solare) l’atletica viaggia su percentuali molto più basse del bodybuilding ma non rassicuranti: un positivo su 100 con punte di «eccellenza» tra marciatori e fondisti. Superato anche dal sollevamento pesi (3 dopati su 100) il vecchio ciclismo fa progressi, perché — depurando il dato dai test sugli amatori over 40 — la percentuale di dopati scende nettamente sotto l’1 per cento. Il premio di sport di massa più virtuoso spetta, a pari merito, a nuoto e volley dove la percentuale non supera lo 0,3 per cento. Ci si dopa in proporzione più della media nel tiro con pistola e carabina, nel taekwondo, nella lotta, nel baseball, nel tiro con l’arco. Gli atleti paralimpici si dopano esattamente come quelli normodotati.
Ci sono, per concludere, discipline completamente «pulite» tra le oltre 100 sottoposte a controlli? Sì, fermi a «zero tituli» restano pentathlon moderno, ping pong, Orienteering e freccette.

 

Fonte Corriere della Sera 5 aprile 2017

inserito da p.i.

Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere tutti gli aggiornamenti.