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09/12/2005

Resoconto sulla Conferenza

Mentre il nord si bloccava sotto una tempesta di neve, in Lombardia, nel tiepido pomeriggio di sabato 3 dicembre, oltre 50 orientisti provenienti dal Nord d'Italia e dal centro, hanno gremito la sala conferenze del Municipio di Sesto Calende per l'incontro nazionale di formazione sulla "Preparazione mentale dell'orientista". Il clima di attesa ed interesse per il tema in programma era sottolineato anche dalla presenza di forti orientisti ticinesi, venuti ad ascoltare i nostri relatori.

L'idea é stata di Roberto Biella (Maestro di orienteering, responsabile degli allenatori nazionali, laureato in scienze motorie e docente di educazione fisica) che ha saputo mettere insieme un "cast" d'eccezione: Michele Tavernaro (pluri campione italiano e sesto classificato nella gara "long" dei campionati del mondo 2005 in Giappone), Andrej Pruss (laureato in scienze motorie in Russia e allenatore della nazionale italiana), Lucio Cereatti (docente universitario di psicologia dello sport e orientista), Segre Pandora (laureata in scienze motorie con una tesi sull'esperienza di Flow in orienteering), Tiziano Zanetello (allenatore nazionale e pluri campione italiano), Laura Scaravonati (atleta della squadra nazionale e laureata in psicologia con una tesi sull'otienteering), oltre allo stesso Biella intervenuto con un contributo all'inizio e d alla fine dell'incontro.

Alla Conferenza ha portato il suo saluto Giuseppe Ceresa, Presidente del Comitato FISO Lombardia e Walter Peraro, Consigliere FISO e responsabile della Formazione Nazionale.

Con queste premesse, le relazioni non potevano che essere di estremo interesse. Utilizzando immagini proiettate su un grande schermo, i relatori hanno impostato subito il discorso con criteri scientifici, mettendo in connessione gli aspetti fisici, psicologici e tecnici. Biella ha esordito affermando che ogni nostro ragionamento si basa su modelli teorici, attraverso i quali é possibile definire le caratteristiche delle prestazioni sportive: le capacitá mentali ad es. si possono dividere in cognitive, emotive e volitive; l'elaborazione delle informazioni comprendono gli stimoli sensoriali, la memoria e la risposta reattiva; la nostra personalitá può essere suddivisa in mente, corpo e spiritualitá; ed infine l'apprendimento si può suddividere in quattro fasi: conoscenza, esecuzione, automatismo e strategia. Come si comporta l'orientista di fronte all'errore? Tavernaro ha suddiviso gli errori in 4 categorie (fino a 20", da 20" a 60", fra 1 e 2 minuti e oltre i due minuti). Il primo tipo di errori non influisce sullo stato d'animo in gara perchè é quasi impercettibile, ma gli altri sí. Bisogna essere preparati ad affrontare l'errore perchè la nostra migliore prestazione é quella che va oltre il limite di sicurezza, é quella che si avvicina di piú al rischio di andare "fuori". Quando ci si rende conto di sbagliare bisogna reagire positivamente, con calma, ragionando. Questa reazione é allenabile. In molti sport, ha affermato Pruss, la preparazione mentale non é molto considerata perchè non é fondamentale alla prestazione. In orienteering essa é invece fondamentale perchè la nostra disciplina comprende oltre alla corsa, processi di acquisizione di informazioni, decisioni da prendere sotto sforzo, rappresentazioni mentali, ecc.

In Inverno ci si può allenare in palestra o a tavolino, a capire quando commettiamo errori e di che tipo, si può allenare la memoria, a leggere la carta correndo, ad avere una rappresentazione mentale del terreno, a fare scelte di percorso, a concentrarsi, e soprattutto abituare a compiere una auto analisi dei propri comportamenti in gara.

Lucio Cereatti ha analizzato un errore compiuto da un apripista alla gara di Coppa del Mondo disputata in ottobre a Roma. Le informazioni ricavate dalla carta (di tipo cognitivo) e la situazione propriocettiva (corsa in discesa) di questo apripista, in un certo tratto di gara non coincidevano ed hanno fatto scattare la sensazione di errore, grazie a questo l'atleta ha potuto correggersi. E' dunque la presenza di una "differenza", come afferma Batenson, che produce informazioni. Dalle nostre esperienze cognitive (leggere la mappa) e da quelle propriocettive (la situazione fisica in cui ci troviamo), scaturiscono le informazioni che dobbiamo usare per fare orientamento. Bisogna recuperarne la coscienza, sensibilizzarsi ad esse, per riuscire ad utilizzarle al massimo, soprattutto dal un punto di vista delle informazioni che servono all'orientamento (é necessario saper stimare le distanze, l'angolo di uscita da un punto, l'andamento di una curva di livello, il proprio ritmo di corsa,ecc.). Alleneremo queste sensibilitá per ripetizione (memorizzando) e per variazione (confrontando e distinguendo).

La ricerca di Segre Pandora ci ha portato a scoprire cos'é l'esperienza di "Flow" definita come "lo stato di grazia in cui ci possiamo trovare in gara, quando tutto sembra diventare facile". Questa condizione psicologica é stata analizzata approfonditamente ed é misurabile. Una ricerca condotta da Pandora su un gruppo di orientisti di elite ha permesso di conoscere meglio perchè e come si raggiunge questo stato di grazia.

L'esperienza di Zanetello ha evidenziato lo stretto abbinamento fra capacitá fisiche e capacitá mentali e come sia indispensabile nell'orienteering compiere, assieme al propri allenatore, approfondite auto valutazioni del comportamento in gara ed analisi dei propri errori, anche al fine di conoscere e dominare i propri punti di forza e debolezza.

Laura Scaravonati ha parlato del training emotivo nell'OR (argomento della sua tesi di laurea).

Esiste un rapporto fra stimoli ambientali esterni e risposta dell'atleta. In lui nasce un dialogo interiore che lo condiziona positivamente o negativamente. Dobbiamo saper bloccare i pensieri negativi, saper trasformare gli elementi umorali pessimisti in tensioni positive, saper trasformare la negativitá prodotta dall'errore in pensieri costruttivi.

Risulta chiaro da tutto ciò che la macchina "orientista", come diceva Vladimir Pacl, deve avere grandi gambe ma anche grande testa. Ci sono ormai sufficienti indicazioni su come allenare fisicamente l'atleta, mentre l'allenamento mentale é ancora molto da esplorare e soprattutto é ancora da inventare una sistematica metodologia di lavoro sull'argomento.

Gli stessi amici del Ticino stanno lavorando su questa materia e speriamo al piú presto di poterci confrontare anche con le loro esperienze.



Walter Peraro/ Responsabile Formazione e membro Commissione Comunicazione Interna

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