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Approfittiamo della sua disponibilità per formulare al rossocrociato una serie di domande utili a far conoscere meglio il personaggio agli appassionati italiani. Un esempio, soprattutto per i giovani praticanti di questa disciplina.
Lei è un atleta con una grande longevità agonistica. Dove trova la motivazione per essere ancora al vertice a 37 anni?
«Competere e avere la possibilità di vincere gare è ancora una delle mie grandi passioni. Nell'Orienteering ogni gara è diversa e affronti sempre nuove sfide in diversi Paesi e diversi tipi di terreno. Inoltre sono un atleta professionista e non riesco a immaginare un lavoro migliore di quello che ho in questo momento».
Lei è riuscito a vincere il titolo mondiale Elite che era molto giovane (aveva 25 anni). Ha saputo gestire il passaggio da Junior (anche lì è stato Campione del Mondo) senza soffrire di stress. Come è stato possibile?
«Non ho una risposta chiara a questa domanda. Penso di aver avuto un solido progresso negli anni da Junior e quindi ero pronto quando sono arrivato alla categoria Elite. A quel tempo, ad essere sincero, non ero ancora un atleta completo. Sono riuscito a vincere gare brevi su terreni specifici, ma non ovunque. Ho avuto ancora bisogno di alcuni anni prima di poter primeggiare tutti i terreni».
Nella sua carriera ha subito gravi infortuni, come il tendine d'Achille. Come ha saputo riprendersi da un problema così grave?
«Credo che in quei momenti, in cui si ha a che fare con gli infortuni, sia davvero importante avere un buon senso su cosa fare e dove fare una pausa. Ma anche il supporto del fisioterapista e del medico è stato molto importante. L'episodio della rottura del tendine risale a 8 anni fa e fino ad oggi tutto procede abbastanza bene».
Qual è il suo rapporto con l'Italia? L'abbiamo vista spesso protagonista nel nostro Paese.
«Non mento quando dico che amo molto viaggiare in Italia. I centri storici di tutto il Paese sono fantastici per lo Sprint Orienteering e anche la varietà dei diversi boschi è buona. Inoltre, mi piace molto l'atmosfera italiana con buon cibo, persone amichevoli e soprattutto bel tempo».
Come organizza la sua vita da atleta da quando è sposato con 2 figli? Ci sono viaggi allenamenti e gare da gestire.
«Con i bambini la mia vita da atleta è cambiata parecchio. Ora devo pianificare maggiormente e dare priorità a cose importanti. A volte è difficile mettere in pausa tutti gli allenamenti e farci stare tutto nello stesso schema, ma in qualche modo il sistema funziona fino ad ora. Viaggio meno rispetto a prima e spesso inizio il mio allenamento da casa. Una scelta rende il tutto molto efficiente».
Gli appassionati lamentano il fatto che l'Orienteering sia uno sport a bassa visibilità. Eppure lei è molto bravo a gestire gli sponsor. Che consiglio possiamo dare ai suoi giovani colleghi che hanno bisogno di imparare a gestire questo aspetto spesso sottovalutato?
«Vivere una vita da orienteer è una parte cruciale del tuo lavoro. Con l'allenamento e la competizione non guadagni abbastanza soldi. Si tratta di rendere la tua vita di atleta visibile agli altri e di raccontare loro le tue vittorie, i tuoi sogni e altre cose interessanti. Ma anche in quel momento, è difficile trovare sponsor e molte opportunità sono realizzabili solo grazie ai contatti personali».
Lei è un atleta che negli anni ha affrontato tanti avversari. Chi è stato il rivale più forte nei vari terreni?
«Ci sono diversi avversari che mi stanno venendo in mente. Ma Thierry Gueorgiou è stato probabilmente il più grande e abbiamo vissuto molte battaglie».
Ha sempre gareggiato in tutte le specialità al WOC. Come le ha gestite al meglio?
«Amo la varietà del nostro sport e quindi ho sempre allenato tutto: dallo Sprint alle lunghe gare nella foresta. In una tipica settimana di training svolgo allenamenti su superfici dure e altri su terreni forestali soffici. Penso che sia anche un bene per il corpo non essere troppo monotono e dare sempre nuovi input».
Siete una famiglia di orienteers. 3 fratelli in grado di vincere la Staffetta Elite ai campionati svizzeri. Da dove viene la tua passione?
«La passione di nostro zio ci ha portato ad avvicinarci alla disciplina. Ha sempre praticato molto Orienteering ed è per questa ragione che siamo entrati in contatto con questo grande sport».
All'inizio della tua carriera lavoravi il legno, sei ancora un bravo falegname?
«Ehehe.. non lavoro come falegname da 14 anni e quindi non sono molto interessato all'argomento attualmente. Ma ogni volta che devo aggiustare qualcosa a casa nostra, cerco di farlo da solo e mi piace ancora quel tipo di lavoro in cui crei davvero con le tue mani».
Da Azimut Magazine N 23
Pietro Illarietti